Quaderni della ginestra n° 15, anno 2015/2 |
INTRODUZIONE Giunta alla terza edizione, La Giornata di Studi per Dottorandi e Dottori di Ricerca svoltasi presso l’Università di Parma nel giugno del 2014 ha mantenuto immutata la struttura e i principi ispiratori delle precedenti. Il filo conduttore dei contributi qui raccolti è la “società degli individui”, titolo della rivista cartacea cui fanno capo i “Quaderni della Ginestra” ed espressione quantomai efficace per evocare riflessioni sull’individualismo moderno e contemporaneo. Proprio in questa cornice si inseriscono i singoli interventi, eterogenei per ambito di ricerca e metodo ma accomunati dalla finalità di articolare un confronto proficuo e stimolante, in grado soprattutto di riscattare la filosofia dalle secche di un certo iperspecialismo e restituirla alla sua originaria vocazione dialogica. Come di consueto, gli Organizzatori vogliono esprimere la loro gratitudine al prof. Ferruccio Andolfi, direttore de “La società degli Individui” e presidente dell’associazione culturale “La Ginestra”; alla prof.ssa Beatrice Centi, direttrice dell’area filosofica del Dipartimento ALEF dell’Università di Parma; al dott. Corrado Piroddi, direttore dei “Quaderni della Ginestra”; ai Relatori e ai Referee coinvolti; infine a tutti i lettori che vorranno unirsi idealmente a questa comunità di saperi. I Curatori GIACOMO MIRANDA TIMOTHY TAMBASSI
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TRA CRITICA DELLA CULTURA E CRITICA SOCIALE Il novantanove per cento di quello che facciamo, o tentiamo di fare, è critica della cultura; l’uno per cento tutt’al più, se ci riusciamo, è critica sociale. Un’affermazione così netta richiede un certo numero di chiarimenti e di definizioni: che cos’è la critica della cultura? Che cos’è la critica sociale? In che rapporto stanno tra loro? In che senso si può dire che quando si profila l’una non ci sia più l’altra? E così via…Inizio allora con un breve elenco degli usi possibili del termine “cultura” come compare nell’espressione “critica della cultura”. di RINO GENOVESE |
GIUSTIZIA, RELATIVISMO, UTOPIA
A fine 2011 la rivista La società degli individui ha ospitato un mio articolo intitolato Epistemologia e teoria sociale. Questioni interne ed esterne, nel quale ho tentato di applicare ed estendere la distinzione di Rudolf Carnap tra questioni interne ed esterne alla teoria sociale. Astraendo dalla specificità della proposta di Carnap, ho voluto sostenere come, dato un sistema (qualunque sistema, diversamente da Carnap anche non linguistico), una questione è interna se valutata e risolta all’interno del sistema in questione; è invece esterna se mette in discussione il sistema dato e lo stato di cose che presuppone. di TIMOTHY TAMBASSI |
SPUNTI INSOLITI DAL NIETZSCHE “SOCIALE”: “FEMMINISTA” E DEMOCRATICO
«Dammi, o donna, la tua piccola verità!” dissi. E la vecchia donnetta disse così: “Vai dalle donne? Non dimenticare la frusta!”. Così parlò Zarathustra». La democrazia è una tirannia della maggioranza, una degenerazione del genere umano, che rende l’uomo mediocre in quanto trasforma gli uomini in animali di uguali diritti e uguali pretese. In effetti il pensiero sociale di Nietzsche non sembra esattamente femminista e democratico: una vasta letteratura ha messo in luce tendenze maschiliste ed espressioni in linea con una sorta di radicalismo aristocratico. Ma lo sguardo sul passato della filosofia non può nutrirsi solo di analisi che si avvolgono attorno a un’unica direzione, cioè l’asintotica interpretazione “corretta” (ovviamente per uno specifico contesto). di ANTONIO FREDDI |
LEIB E INTERSOGGETTIVITA’: UNA PROSPETTIVA SOCIO-FENOMENOLOGICA
La rilevanza sociologica della fenomenologia non è un tema molto dibattuto. Nonostante, infatti, tale corrente abbia rappresentato una risposta al Positivismo e alla cultura europea del XIX-XX secolo, è solo negli ultimi anni che le tesi fenomenologiche hanno iniziato ad essere prese in considerazione anche da sociologi e filosofi politici. La tendenza generale di questi autori è quella di superare l’ottimismo positivista, secondo il quale tutto è spiegabile attraverso le categorie della scienza, e sostenere, piuttosto, il valore di quello che Husserl definiva “mondo della vita”: è all’interno dell’ambito prescientifico e precategoriale che si formano i nessi significativi, compresi quelli di natura sociale, i quali quindi non hanno bisogno di fondazione scientifica. di VALERIA BIZZARI |
LA STANZA ENORME. DESCARTES, TRA VITA RITIRATA E COMUNITA’ Nonostante l’interpretazione più diffusa di René Descartes (1596-1650) lo raffiguri come filosofo solitario del poële, stanza riscaldata in cui si ritira in isolamento per disvelare il fulcro del pensiero, liberando la mente dalle cose e dalle distrazioni del mondo, la biografia scientifica cartesiana ha mostrato una personalità più complessa, che non ne limita la biografia al deserto e all’isolamento, ma che ha fatto dell’incontro filosofico e della condivisione scientifica uno spazio di elezione intellettuale. Se l’immaginario ha sempre rappresentato Descartes come il filosofo solitario che fuggendo dalla Francia approda nella tranquilla solitudine delle Province Unite, è tuttavia necessario comprendere meglio questa condizione di solitudine che sta alla base del pensiero filosofico e scientifico della modernità stessa. di FABRIZIO BALDASSARI |
SOCIETAS INDIVIDUORUM: INDIVIDUO E MOLTITUDINE IN SPINOZA FRA ONTOLOGIA E POLITICA
.di GIACOMO MIRANDA |
HUSSERL E L’INTERCULTURALITA’ Nella sua ampia riflessione sulla fenomenologia dell’alterità, Bernhard Waldenfels ha posto in dubbio la reale capacità husserliana di penetrare il problema dell’alterità di tipo culturale, sottolineando la necessità di comprendere in quale senso la riflessione husserliana si sia interrogata sulla declinazione interculturale dell’intersoggettività e quanto, anche in questo caso, si possa parlare di un effettivo superamento del problema generale del solipsismo o, all’inverso, di un permanere in una posizione di essenziale egocentricità. di DANIELA BANDIERA |
CHARLES TAYLOR: DALL’INDIVIDUO ATOMO IN UNA SOCIETA’ DI ATOMI ALL’UOMO NUOVAMENTE “SOGGETTO RELAZIONALE” Individuo e società rappresentano i due estremi intorno ai quali sono stati sviluppati approcci teorici differenti. Nelle pagine che seguono prenderò in esame, nelle linee essenziali, due modelli di identità individuale, fra loro contrapposti e alternativi. Il primo, orientato secondo un’impostazione fortemente competitiva e auto-affermativa, è figlio dell’individualismo atomistico di John Locke. Il secondo, propugnato da Charles Taylor, fonda se stesso sul carattere costitutivamente dialogico della natura umana. Mi soffermerò su quest’ultimo, esponendo le argomentazioni del filosofo canadese a sostegno della sua tesi. .di GIOVANNA MARIA PILECI |