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La Collana – In libreria
Il libro

Gli scritti raccolti in questo libro affrontano un problema delicato per il pensiero anarchico di ogni tempo: il rapporto con la politica. Rudolf Rocker si misurò con questo tema in fasi diverse della sua vita intellettuale e militante, studiando la storia del socialismo e concentrandosi sulla scissione esiziale tra le due ali principali di quella tradizione, che si consumò negli ultimi decenni dell’Ottocento: da un lato, i socialisti che si richiamavano al marxismo immaginavano che si potessero utilizzare le istituzioni statali quale strumento di affrancamento dei lavoratori; da un altro lato, gli anarchici pensavano che l’ambizione di trasformare la politica dello Stato in un’arma di emancipazione degli oppressi finisse invariabilmente nella più prosaica integrazione delle classi subalterne nelle logiche del potere. Si trattava di due paradigmi apparentemente inconciliabili. Lo sviluppo del totalitarismo, tuttavia, costrinse Rocker a interrogarsi coraggiosamente sui cambiamenti epocali che esso aveva determinato, spingendolo a cercare strade alternative per il pensiero e le pratiche anarchiche: tra le macerie del secolo, ipotizzò pertanto che si potesse costruire un rapporto diverso con la politica, finanche con la tanto vituperata democrazia, e tentò di delineare un’inedita prospettiva municipalista.

L’anarchismo è una corrente intellettuale ben definita nella vita dei nostri tempi: i suoi esponenti lottano per l’abolizione dei monopoli economici e di tutte le istituzioni politiche e sociali coercitive all’interno della società. Al posto dell’attuale ordine economico capitalistico, gli anarchici desiderano una libera associazione di tutte le forze produttive basata sul lavoro cooperativo, che avrebbe come unico scopo il soddisfacimento dei bisogni fondamentali di ogni membro della società, cessando di proteggere gli interessi particolari delle minoranze privilegiate.

Al posto delle attuali organizzazioni statali con le loro fredde macchine fatte di istituzioni politiche e burocratiche, gli anarchici auspicano una federazione di libere comunità legate tra loro dal comune interesse economico e sociale e capaci di regolare i propri affari attraverso il mutuo accordo e liberi contratti .

Chiunque esamini a fondo lo sviluppo socio-economico del sistema sociale odierno, riconoscerà facilmente che questi obiettivi non scaturiscono dalle idee utopistiche di un qualche innovatore fantasioso, ma sono il risultato logico di un’attenta analisi degli attuali squilibri sociali, che a ogni nuova fase si manifestano in modo più evidente e sgradevole. Il monopolio moderno, il capitalismo e lo Stato totalitario sono semplicemente gli ultimi stadi di un’evoluzione che non poteva avere altri esiti.

Il portentoso sviluppo del nostro sistema economico, che ha portato a una massiccia accumulazione di ricchezza sociale nelle mani di minoranze privilegiate e a un continuo impoverimento delle grandi masse popolari, ha preparato la strada all’attuale reazione politica e sociale, agevolandola in ogni modo possibile. Ha sacrificato l’interesse generale della società umana all’interesse privato di alcuni individui, e ha finito per minare sistematicamente il rapporto tra le persone. Queste ultime hanno dimenticato che l’industria non è un fine in sé: non dovrebbe essere che un mero mezzo per garantire la sussistenza materiale agli esseri umani e per rendere accessibili a tutti i benefici di una cultura intellettuale superiore. Dove l’industria è tutto e l’essere umano nulla, inizia il regno di uno spietato dispotismo economico, il cui funzionamento non è meno disastroso di quello di qualsiasi dispotismo politico: anzi, le due forme si rafforzano reciprocamente, alimentandosi dalla medesima fonte.

Rudolf Rocker (1873-1958) è stato uno dei principali esponenti dell’anarchismo tedesco. Esule in Gran Bretagna, alla fine del XIX secolo fu anima del movimento operaio ebraico londinese, cui impresse un tono spiccatamente libertario. Rientrato in Germania dopo la Prima guerra mondiale, prese parte alla Rivoluzione del 1918-19 e in seguito fu tra i protagonisti della rinascita del sindacalismo d’azione diretta. Costretto ad abbandonare di nuovo il suo paese, ormai in mano al nazismo, Rocker si stabilì negli Stati Uniti, dove continuò con inesauribile energia il suo impegno militante, attraverso una gran mole di scritti, discorsi e proposte coraggiose, che contribuirono alla rinascita dell’anarchismo nel secondo dopoguerra.

Nato a Magonza nel 1873, Rudolf Rocker iniziò a occuparsi attivamente di politica prima dei vent’anni, avvicinandosi alla corrente dei Jungen, i giovani, che criticavano dall’interno il Partito socialdemocratico di Germania dell’anziano Wilhelm Liebknecht, di Karl Kautsky e August Bebel, invischiati in una politica riformista e parlamentarista che, a loro giudizio, frenava gli aneliti rivoluzionari delle masse sfruttate. Nel Partito si aprì un aspro confronto conclusosi nel 1891 al Congresso di Erfurt, con l’espulsione della corrente minoritaria. Nacque quindi l’Unione dei Socialisti Indipendenti, con il proposito di far convivere le correnti socialiste di sinistra e parte del mondo anarchico. Gli Indipendenti furono molto attivi nelle lotte sociali almeno fino al 1895 e attirarono l’attenzione di polizia e magistratura, che non risparmiarono i mezzi destinati alla repressione. Lo stesso Rocker fu costretto a lasciare il Paese per evitare gli arresti: si stabilì a Parigi, continuando un autonomo processo di formazione sui principali testi dell’anarchismo teorico, per poi trasferirsi a Londra nel 1894.

Sin dagli anni Settanta, la capitale britannica era diventata meta anche di tanti ebrei che sfuggivano alle persecuzioni nell’impero zarista: spesso in transito, per lo più verso le Americhe; non pochi rimanevano, per scelta o per mancanza di alternative e di risorse: affollavano così i quartieri poveri, vivendo in condizioni di estremo bisogno o sfruttati sanguinosamente con lavori privi di qualsiasi garanzia. In tale contesto, gli anarchici locali si facevano promotori di legami nuovi e organizzazione, di accrescimento culturale e morale, attraverso giornali in lingua yiddish, scuole, attività teatrali, sindacati, in un tempo in cui il movimento operaio socialista non era del tutto immune da sentimenti antisemiti. Attivissimo in questo contesto fino alla Prima guerra mondiale, il «goy» (non ebreo) Rocker divenne un leader del movimento e rimase nel ricordo tramandato tra gli operai ebrei dell’East End un vero e proprio «nuovo Mosè».

Allo scoppio della Grande guerra, Rocker fu vittima dell’Aliens Restriction Act approvato dal Parlamento britannico il 5 agosto 1914: fu internato il 2 dicembre 1914; la sua compagna Milly Wittcop (1877-1955), anarchica ucraina, e il figlio maggiore, Rudolf jr., seguirono la sua stessa sorte alcuni mesi dopo, il 28 luglio 1916. Riuscì a tornare in Germania soltanto nel 1918, mentre scoppiava la rivoluzione dei consigli, presto repressa nel sangue in tutto il paese, da Berlino (dove furono assassinati Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht) a Monaco (dove venne tra gli altri trucidato Gustav Landauer).

[di Gianfranco Ragona]